San Marino: la blockchain dei “Capitani Reggenti” e le differenze col decreto italiano.

Stefano Capaccioli

Di Avv. Massima Simbula

E’ stato presentato oggi a Milano il nuovo Decreto Blockchain della Repubblica di San Marino.

Una breve premessa
Ormai non passa giorno senza che un legislatore affetto da crisi compulsive senta il bisogno, per non meglio precisati motivi, di “regolamentare” la blockchain.

La cosa che lascia più perplessi è che lo stesso ideatore (o ideatori?) di Bitcoin che si cela dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, non solo si è guardato bene dal darne una definizione, ma – al contrario – non ha mai parlato di “blockchain” nel suo rivoluzionario whitepaper pubblicato nel novembre del 2008.

E se nei convegni o nei libri, gli “esperti” storcono il naso quando si cita il whitepaper di Satoshi quasi come se fosse una oziosa ripetizione già assimilata dai legislatori, crediamo invece che richiamare i contenuti del paper sia essenziale per meglio comprendere l’ottusità di chi si cimenta nella regolamentazione di questa tecnologia.

Ci si chiede infatti quale legislatore al mondo abbia sentito la necessità impellente di regolamentare il protocollo TCP/IP e, se ci fosse mai stato questo tentativo, chissà quale esercizio tecnico avrebbe dovuto affrontare.

Ed ecco quindi che chi scrive non può che nutrire simpatia e una certa dose di affetto per chi, dietro le quinte, redige per conto di questo o quel legislatore improbabili definizioni di Blockchain cascando nel più elementare degli errori: tentare di afferrare l’acqua con le mani senza farsi scappare una goccia.

Ed in effetti una norma, per sua definizione generale ed astratta, deve essere impermeabile (o almeno dovrebbe) a qualunque contraddizione che possa generare, a cascata, autentici mostruosità.

Ben sappiamo come la tecnica legislativa, nel tempo, abbia perso quelle caratteristiche di semplicità e immediatezza che il nostro legislatore della prima metà del ‘900 ci ha lasciato in eredità, ma credo che nel caso della Blockchain si stia raggiungendo un livello mai visto prima.

Ho già avuto modo di affrontare, insieme Davide Carboni, la totale contraddittorietà della norma italiana sulla Blockchain, che coraggiosamente ha definito le tecnologie basate su registri distribuiti, come tecnologie e protocolli informatici “architetturalmente decentralizzati”, definizione – questa – che di fatto potrebbe escludere la Blockchain di Bitcoin la quale ha, sì, un accesso decentralizzato, ma l’archivio è replicato in tutti i nodi della rete e l’accesso è libero in lettura e basato sul consenso in scrittura.

Ma si sa. La norma italiana, nella fretta di saltare nel carrozzone del Decreto Semplificazioni (noto anche come “assalto alla diligenza”), ha non solo complicato le cose ma ha costruito un moloch inutile lasciando in eredità ad AgID il non facile compito di definire le regole tecniche attraverso “linee guida”.

[continua su https://cryptonomist.ch/it/2019/02/28/san-marino-decreto-blockchain/]

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