Abstract
1. INTRODUZIONE
Le stablecoin sono criptoattività progettate per mantenere un valore stabile, essendo ancorate (pegged) a un asset di riferimento (spesso una valuta fiat come il dollaro USA ed a queste si fa riferimento), sviluppate ed impiegate quale economica alternativa alla conversione in valuta a corso legale nelle piattaforme di trading.
Le stablecoin più diffuse sono ancorate al dollaro statunitense. I due maggiori – Tether (USDT) e USD Coin (USDC) – contavano a fine novembre 2025 circa 260 miliardi di dollari di capitalizzazione combinata, in costante incremento nell’emissione, seguite da numerose altre tra cui PYUSD di Paypal in forte crescita.
L’utilizzo costante e la fiducia crescente nei confronti degli emittenti ne hanno consentito l’utilizzo fuori dalle piattaforme quale strumento di pagamento nelle transazioni internazionali reali, con utilizzo sempre crescente, , come dimostrato anche dall’ultimo studio di VISA.
2. MA PERCHÉ LE IMPRESE SI STANNO ORIENTANDO VERSO QUESTI STRUMENTI?
Le motivazioni possono essere individuate nelle seguenti:
2.1. Transazioni più rapide e operatività 24/7.
I pagamenti in stablecoin vengono regolati in pochi minuti o secondi, a qualsiasi ora e giorno, contro le 2-5 giornate tipiche di un bonifico internazionale tradizionale.
Tale caratteristica permette l’accelerazione del ciclo finanziario e dei flussi di cassa, azzerando ritardi nelle filiere globali, generando maggiore agilità nelle aziende per i pagamenti verso fornitori o partner esteri.
2.2. Costi di trasferimento ridotti.
L’eliminazione di diversi intermediari (banche corrispondenti, circuiti SWIFT) permette una riduzione consistente anche delle commissioni complessive.
Alcuni studi di settore indicano che i costi totali di un pagamento cross-border (operazioni transfrontaliere) su blockchain possono risultare inferiori di ben oltre la metà rispetto a quanto applicato dai canali bancari tradizionali – specialmente scegliendo reti efficienti e operando su volumi elevati. Ciò rende possibili micro-pagamenti internazionali un tempo economicamente impraticabili e migliora i margini su transazioni di import/export.
2.3. Ottimizzazione della liquidità aziendale.
Le aziende possono evitare di dover pre-finanziare conti bancari in molte valute estere, grazie alle stablecoin, stante l’immediatezza dei trasferimenti e l’assenza di pagamenti in transito.
Questo libera capitale circolante e riduce la necessità di mantenere grandi giacenze in valute diverse, migliorando l’efficienza della tesoreria.
2.4. Accesso a una valuta stabile in contesti volatili.
In economie soggette a elevata inflazione o controlli valutari, le stablecoin (soprattutto quelle agganciate al dollaro) offrono a imprese e cittadini un rifugio di valore e uno strumento di pagamento stabile.
Ad esempio, un’azienda argentina o turca può incassare o conservare ricavi in USD digitale tramite stablecoin, proteggendosi dalla svalutazione locale senza bisogno di conti esteri: ciò, peraltro, democratizza l’accesso al dollaro come valuta di riserva e riduce l’impatto delle oscillazioni valutarie sul commercio internazionale di imprese in Paesi emergenti.
2.5. Trasparenza dei pagamenti.
Le transazioni effettuate attraverso stablecoin sono tracciabili nelle rispettive blockchain in tempo reale, con la possibilità di visibilità di ogni singolo movimento e non richiedono riconciliazioni poiché ogni pagamento è visibile e verificabile sul registro distribuito end-to-end.
Questo aumenta la trasparenza (utile anche per audit e controllo di gestione) e annulla rischi di contestazione come i chargeback.
2.6. Programmabilità dei pagamenti.
Le stablecoin hanno la possibilità di essere programmabili, con la possibilità di integrazione con smart contract (persistent script) e piattaforme fintech per rendere autonomi i pagamenti condizionali, con nuove forme possibili di trade finance, ad oggi inimmaginabili, quali rilascio fondi solo al verificarsi di determinate condizioni, pagamenti a stati di avanzamento nei progetti, split automatico di incassi tra parti, etc.
2.7. Rendimenti dei depositi ed ottimizzazione della treasury.
Le stablecoin possono essere utilizzate in protocolli di DeFi che ne permettono un rendimento senza vincoli e senza perderne il possesso.
La centralizzazione della liquidità aziendale a livello di gruppo è facilitata dalla possibilità di gestione centralizzata dei wallet, dalla velocità di spostamento e dalla possibilità di programmabilità delle stablecoin.
Tali funzionalità aprono a nuovi modelli operativi e opportunità di efficienza che i sistemi tradizionali non offrono.
Ovviamente, come in tutti i sistemi ed in tutte le tecnologie sussistono alcuni rischi da non sottovalutare.
3. RISCHI NELL’UTILIZZO DI STABLECOIN A LIVELLO AZIENDALE
3.1. Affidabilità dell’emittente e stabilità del peg
Le stablecoin promettono valore costante, ma casi passati hanno mostrato vulnerabilità.
Il collasso dell’algoritmo TerraUSD nel 2022 e di altre cosiddette stablecoin algoritmiche ha causato perdite ingenti, evidenziando i pericoli di meccanismi non trasparenti o privi di adeguato collaterale.
USDC, a seguito del fallimento della Silicon Valley Bank, affrontò una crisi di fiducia che causò una perdita di parità con il dollaro per qualche giorno, nonostante la solidità delle riserve e la trasparenza dell’emittente.
A tal fine normative come il GENIUS Act e MiCA impongono audit indipendenti, riserve full-backed e divieti di marketing ingannevole, pur aumentando la solidità, non garantiscono il rischio di de-peg derivante da stress di mercato: se gli utenti dubitano delle riserve, possono vendere in massa facendo scendere la stablecoin sotto il valore nominale, con effetti a cascata sui mercati finanziari digitali.
3.2. Sfide tecnologiche (scalabilità, sicurezza, interoperabilità).
Le stablecoin si sviluppano su blockchain diverse (Ethereum, Tron, Solana, BSC, ecc.), il che può frammentare la liquidità e creare frizioni.
La necessità di standard e di infrastrutture interoperabili che permettano alle stablecoin su reti differenti di comunicare e trasferirsi facilmente, evitando silos separati incrementa all’aumentare della diffusione.
Soluzioni cross-chain (ad es. bridge e protocolli come LayerZero) sono in fase di sviluppo proprio per unificare le varie versioni di uno stesso stablecoin su più chain.
Sul fronte sicurezza, l’utilizzo massivo di stablecoin richiede sistemi di custodia robusti e resilienza contro attacchi informatici e di tutela contro le infedeltà.
Le aziende che adottano stablecoin su larga scala chiedono garanzie di livello enterprise – ad esempio firme multisig/HSM, coperture assicurative contro furti, audit del codice smart contract – dato che eventuali falle potrebbero portare a perdite irreversibili.
Gli operatori leader stanno investendo in piattaforme con alta capacità di trasmissione (throughput), compliance automatizzata e sicurezza avanzata, poiché il fattore fiducia è fondamentale.
4. RISCHI A LIVELLO SISTEMICO (SISTEMA BANCARIO, CONTROLLO DEL MERCATO).
I rischi più importanti sono a livello sistemico e non al livello della singola entità che opera per la quale appaiono molti di più i vantaggi rispetto ai rischi e alle minacce, ed in particolare
4.1. Disintermediazione bancaria e impatto sul sistema finanziario.
L’adozione su larga scala di stablecoin potrebbe spostare enormi masse di liquidità fuori dal circuito bancario tradizionale, con potenziali impatti sul credito e sulla stabilità finanziaria.
4.2. Fughe di capitali e sovranità monetaria.
Nei mercati emergenti, l’accesso facile a dollari digitali può aggravare la dollarizzazione e la perdita di controllo delle valute locali.
Autorità di Paesi come Nigeria e India hanno espresso timori che durante le crisi interne i cittadini possano convertire in massa la valuta nazionale in stablecoin estere, accelerando il deprezzamento del cambio e vanificando le politiche monetarie locali.
In Nigeria, ad esempio, i regolatori hanno attribuito alle stablecoin parte della colpa per la caduta del naira nel 2021-22, reprimendo l’uso delle criptovalute nel tentativo di arginare la fuga di capitali.
La stessa Unione Europea ha mostrato preoccupazione: MiCA richiedendo un complesso regime autorizzatorio e di supervisione.
In sintesi, le banche centrali vedono un rischio di erosione della sovranità monetaria e del loro potere qualora le stablecoin private diventassero di utilizzo comune nelle economie locali, e per questo molte spingono progetti di Central Bank Digital Currency (CBDC) come alternativa più controllabile.
Tali progetti rischiano di infrangersi sulla poca utilizzabilità delle CBDC in ambito di transazioni internazionali in assenza di piattaforme di conversione, nonché sulla oramai assodata predominanza del dollaro nelle stablecoin.
La maggior parte delle banche centrali cerca quindi di rispondere con divieti, autorizzazioni, restrizioni e moral suasion nei confronti delle stablecoin al fine di non essere totalmente disintermediati.
4.3. Uso illecito e requisiti di compliance.
Ogni strumento finanziario e di pagamento può essere usato per riciclaggio, evasione fiscale o elusione di sanzioni, se non adeguatamente monitorato.
La natura pseudonima delle transazioni on-chain richiede solidi controlli KYC/AML da parte degli intermediari e analytics blockchain per tracciare i flussi sospetti.
Le nuove leggi estendono esplicitamente gli obblighi antiriciclaggio agli emittenti di stablecoin: ad esempio, negli USA il GENIUS Act li sottopone al Bank Secrecy Act, obbligandoli a implementare programmi AML e a poter congelare o “bruciare” token associati ad attività illecite su ordine delle autorità.
Purtuttavia, gli organi di controllo finanziari percepiscono il rischio di dover cedere a operatori di indagini digitali le loro attività, generando asimmetrie e reazioni.
5. IN QUALI PAESI CRESCE L’UTILIZZO?
La crescita esponenziale, spinta dalla promessa di transazioni istantanee 24/7 e costi ridotti, ha visto un’adozione particolarmente vivace fuori dall’Europa.
Stati Uniti, Asia e America Latina stanno sperimentando casi d’uso concreti, piloti istituzionali e quadri normativi emergenti per integrare le stablecoin nei flussi finanziari globali.
5.1. Stati Uniti: Adozione delle Stablecoin e il GENIUS Act
Negli USA la spinta delle stablecoin è trainata sia dal settore privato che dall’evoluzione normativa. Grandi aziende tecnologiche e finanziarie stanno abbracciando le stablecoin per velocizzare i pagamenti internazionali: ad esempio, Visa sta testando pagamenti transfrontalieri usando stablecoin USD , Stripe ha investito in questo ambito (acquisendo nel 2025 la startup Bridge per 1,1 miliardi di dollari e sta lanciando TEMPO), PayPal ha lanciato una propria stablecoin (PYUSD).
L’adozione su vasta scala è avvenuta a seguito del Guiding and Establishing National Innovation in U.S. Stablecoins Act (meglio noto come GENIUS Act), approvato a luglio 2025, che ha creato il primo sistema federale di supervisione per gli stablecoin di pagamento emessi negli Stati Uniti congiuntamente alla rinuncia di sviluppare ed emettere un CDBC sul dollaro.
L’impatto del Genius Act è stato immediato, creando un sistema chiaro e generando fiducia ed incoraggiando banche e imprese a integrare le stablecoin nelle operazioni quotidiane – dai pagamenti B2B internazionali alla gestione di tesoreria – con l’aspettativa di ridurre tempi e costi senza compromettere la conformità normativa.
5.2. Asia: Sperimentazioni tra Regolazione e Casi d’Uso
Il continente asiatico offre un panorama diversificato sull’uso delle stablecoin, con punte di adozione spinte dal commercio e dalle rimesse e contrarietà da parte di Cina ed India.
India ed, Indonesia figurano tra i maggiori utilizzatori al mondo di stablecoin, grazie alla domanda “dal basso” di pagamenti transfrontalieri e remittances.
Cina e India mantengono un approccio restrittivo: la Cina ha bandito l’uso pubblico di criptovalute come Bitcoin e stablecoin private, concentrandosi sulla propria CBDC (il yuan digitale o DCEP) per motivi di sovranità monetaria, similmente all’India che ritiene le stablecoin come una potenziale minaccia per la stabilità. A tal fine la rupia digitale è in corso di sviluppo ed introduzione.
5.3. America Latina: Adozione trainata da Inflazione e Rimesse
L’America Latina è oggi la seconda regione al mondo per crescita nell’uso di stablecoin (dopo l’Africa subsahariana).
Il volume transato in stablecoin in Latam è in forte crescita per pagamenti cross-border; molte aziende le impiegano per pagare fornitori esteri, inviare rimesse o gestire incassi in valuta forte bypassando i tradizionali circuiti bancari.
5.4. Africa
Le stablecoin stanno trovando una diffusione sorprendentemente rapida, spinte da fattori economici e infrastrutturali unici. In molti Paesi, dalla Nigeria al Kenya, le limitazioni nell’accesso ai servizi bancari, l’instabilità valutaria e i costi elevati delle rimesse rendono le stablecoin un’alternativa concreta per cittadini e imprese.
La Nigeria è tra i principali utilizzatori al mondo: nonostante i tentativi delle autorità di limitare l’uso delle criptovalute, USDT è divenuto uno strumento essenziale per proteggersi dall’inflazione del naira e per regolare pagamenti internazionali a basso costo.
In Paesi come Ghana, Sudafrica ed Egitto, le stablecoin vengono utilizzate per commercio transfrontaliero, pagamenti freelance e microimportazioni, riducendo la dipendenza da dollari fisici difficili da reperire.
Anche il mercato delle rimesse sta evolvendo: molte piattaforme stanno adottando stablecoin per ridurre tempi e commissioni nei trasferimenti dalla diaspora africana. Pur tra sfide regolamentari ancora irrisolte, l’Africa sta diventando un laboratorio naturale dell’adozione “dal basso” delle stablecoin.
5.5. Il Modello MiCA
In Europa, l’approccio alle stablecoin è incarnato nel nuovo regolamento comunitario MiCA (Markets in Crypto-Assets), approvato nel 2023, fornendo un impianto organico per le stablecoin connesse ad una valuta estera: gli “E-Money Token” (EMT).
Il regime impone agli emittenti di stablecoin l’autorizzazione presso un’autorità nazionale (con passaporto UE), requisiti di riserva al 100% segregata per i token emessi, obblighi stringenti di trasparenza su riserve e governance, e la sorveglianza dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) per le stablecoin “significative” a livello sistemico.
L’approccio UE è quasi opposto a quella americana: negli USA le stablecoin in USD sono viste anche come strumento geopolitico per consolidare il dominio del dollaro (e richiedendo agli emittenti di detenere titoli di Stato USA, generando domanda per il debito americano.
In UE la maggiore cautela respinge l’adozione di massa, portando avanti il progetto dell’Euro Digitale pubblico, con l’obiettivo di coesistenza con stablecoin private regolamentate, in un modello “ibrido” dove innovazione e sovranità possano bilanciarsi.
6. CONCLUSIONI
Il mercato, come sempre, deciderà gli strumenti che saranno selezionati per i pagamenti, indipendentemente dalle preferenze dei regolatori, degli Stati e delle Banche Centrali.
Le tendenze allo sviluppo delle CDBC mostrano una reazione nei confronti delle stablecoin in dollari statunitensi, oramai monopoliste del settore.
Il dollaro ha quindi occupato il mercato, con interoperabilità crescente tra le blockchain e le diverse stablecoin grazie anche a protocolli di Exchange decentralizzati (DEX).
Le CDBC nazionali nascono “centralizzate” con assenza di interoperabilità tra le varie CDBC e rischiano di essere lanciate tardivamente quando i wallet degli utenti saranno già pieni di stablecoin in dollari, utilizzabili nelle varie App già integrate.
Le tendenze internazionali, poi, stanno conducendo verso una sempre maggiore adozione delle stablecoin nelle transazioni transfrontaliere da parte delle imprese.
In tale contesto, le minacce, le scomuniche, la continua associazione ad attività criminali e la moral suasion effettuate in Italia per evitare la diffusione di tali strumenti, genererà solamente ritardi per le imprese italiane, peraltro già ai margini nei mercati internazionali.
Ignorare questi strumenti non impedirà che vengano adottati; prepararsi, invece, permetterà alle imprese di mantenere la propria competitività e di sfruttarne i vantaggi: chi resterà indietro rischierà di subire le scelte di mercato dovendo rincorrere.
L’avvicinamento a tale nuovo mondo dovrà avvenire attravverso competenze e fornitori di servizi adeguati per evitare che la paura di essere tagliati fuori (FOMO) porti a sostenere rischi eccessivi.